Spesso per ottenere un determinato risultato nel canto facciamo appello a diverse figure retoriche.. ad immagini che in qualche modo ci evocano sensazioni e che in questo modo “ingannano” la nostra vigile coscenza sempre attenta che spesso non vuole andare in terreni nuovi e sconosciuti. Una delle immagini a me più care è quella che la mia Maestra, prendendo in prestito l’immagine da una lezione fatta da lei con la famosa Elisabeth Schwarzkopf, utilizza per spiegare il LEGATO. 

Che a dirla così.. legare un suono ad un altro dovrebbe essere la cosa più elementare del mondo.. basta non inserire una pausa in mezzo.. ebbene no.. non è così. È una delle cose più complesse da ottenere quando si studia il canto lirico; vuoi per la diversa posizione delle vocali, la diversa altezza dei suoni e… appunto.. le consonanti. Queste furbette che invece molte volte utilizziamo per “portare in avanti il suono”, nel legato ci remano nettamente contro, spezzettando quindi il fiato e rendendo il nostro tappeto di vocali legate come un piccolo groviera. 

Eh sì..Le consonanti di fatto interrompono il flusso dell’aria fra le vocali.. e la perizia del cantante sta proprio in questo.. legare le vocali nel canto gestendo le consonanti in modo tale che esse non interrompano il flusso dell’aria. Quale idea migliore quindi quella di vedere le vocali come un lungo filo elettrico e le consonanti come “piccole zampette di uccellino su filo lungo”!