E’ passato quasi un anno da quando abbiamo dovuto indossare le mascherine chirurgiche nella nostra quotidianità, al di fuori delle mura domestiche. Questa pratica ha interessato anche gli ambienti di lavoro, fra cui i teatri e soprattutto i cantanti.

Tralascio ogni ulteriore commento o annotazione circa l’insensatezza di applicare un tappo al luogo di emissione del suono.. infatti ad esempio, su trombe e tromboni, la sordina si realizza proprio infilando un tappo all’estremità finale dello strumento. Le barriere in plexiglass, per quanto comunque impattino sulla propriocezione vocale, sarebbero state una misura sicuramente più singer-friendly.

Quello di cui però ancora si parla poco, vuoi perchè non vi sono abbastanza studi certificati, vuoi perchè comoda non farlo, sono i danni funzionali derivati dal canto prolungato con mascherina. Sebbene i miei titoli e la mia formazione mi permetterebbe di affrontare anche la tematica dal punto di vista medico, visto che sono stato “redarguito”, mi taccio per ciò che riguarda aspetti più medici, e mi limito a parlare della mia esperienza in qualità di cantante e di insegnante di canto.

Durante l’anno trascorso siamo stati letteralmente costretti ad indossare le mascherine per le prove e per le, giustamente poche, rappresentazioni; dapprima questo elemento poteva risultare impossibile da gestire ed invece, chi ha la fortuna di avere sufficiente padronanza tecnica del proprio strumento ha potuto, nel corso dei mesi, trovare un modo per “sopravvivere“, effettuando meccanismi di compensazione muscolare, tarando in modo diverso il fiato, insomma, studiando un altro modo di poter emettere il suono senza farsi male. Di fatto, ricorda molto ciò che fanno ad esempio alcuni pazienti ai quali viene asportata una corda vocale causa tumore, e col tempo riescono a compensare attivando le false corde per poter riuscire comunque ad esprimersi verbalmente. Il nostro corpo ha sicuramente una forte capacità adattiva.

Cosa succede poi? Poi succede che si tolgono le mascherine.. e cosa resta? Resta uno strumento sconquassato, con alterazioni nella funzionalità muscolare, percettiva e propriocettiva. Un vero guaio.. in più, cantando senza mascherina la sensazione sarà quella di sollevare di colpo 100kg dopo un anno di quasi stop agli allenamenti. E quindi, comparsa di fatica vocale, rischio di sviluppare edemi e via dicendo.. inoltre, la necessità di ri-tarare lo strumento, gli equilibri muscolari, la sinergia fra i diversi elementi che coinvolgono il canto etc.. il diaframma che sicuramente sarà un po meno elastico e meno incline ad un sano movimento ampio e armonico.

Non esiste cosa peggiore quindi che alternare prove nelle quali si canta con mascherina a momenti in cui si può cantare senza: erroneamente si potrebbe pensare.. “ecco, finalmente libero me e la voce da questo tappo”.. e la sensazione sicuramente sarà quella.. ma la voce come reagisce?

L’invito quindi che mi sento di fare è quello di osservare la massima cautela, di considerare sempre che pur essendo il nostro corpo capace di fare degli adattamenti costanti, questi non possono avvenire in modo repentino; basta infatti pensare al solo fatto di quando si cambia insegnante di canto.. a volte ci vanno diversi mesi prima di vedere qualche cambiamento nella tecnica, proprio perchè il corpo, anche se è capace a farlo, ha bisogno di tempo per adattarsi. Daltronde, tutte queste riflessioni si possono anche facilmente dedurre se avete letto il bellissimo libro di Alfred Tomatis, “l’orecchio e la voce“, nel quale viene chiaramente argomentata la correlazione fra orecchio e corde vocali, e come la falsata percezione uditiva può modificare a nostra insaputa, la modalità di emissione sonora.